Con il voto di ieri al Senato l'Unione conferma la precarietà della sua autosufficienza politica, in questa occasione mimetizzata dal soccorso bianco dei centristi. Ma la Casa delle Libertà non esiste più. Berlusconi, Fini e Bossi si aggirano confusi tra le macerie di un edificio crollato sotto i colpi dell'autolesionismo politico di chi lo aveva costruito. Con la decisione di astenersi sul voto per il rifinanziamento della missione , Forza Italia, An e Lega si rinchiudono nella trincea dell'incoerenza e soprattutto consumano la rottura definitiva con l'Udc di Casini.
Solo sei giorni fa alla camera, la triade aveva votato a favore del rifinanziamento e, anche con una buona dose di volontà, non si riesce a capire la strumentale deficienza ed incoerenza dei leader nero-azzurro-verdi a Palazzo Madama.
Come un mese fa per l'Unione gli istinti di piazza avevano avuto la meglio sui vincoli di coalizione, stavolta per il trio "forzafascileghista" gli interessi di bottega hanno prevalso sugli interessi del Paese. Il Cavaliere ha ceduto di nuovo alla sua tentazione: la spallata a Prodi.
Ci ha riprovato, e ancora una volta ha miseramente fallito, per altro dividendo ancora di più di quello che gia era, la sua coalizione.
Forse esagera Prodi, a giudicare il voto di ieri come una grande "svolta politica". Ma un fatto nuovo, dal Senato, emerge e impressiona. La Cdl implode e crolla perché perde, forse irrimediabilmente, uno dei suoi pilastri, l'Udc, per troppo tempo prigioniera della Casa delle Libertà.
E' chiaro comunque che se Berlusconi non puo' contare sulla sua debolezza per abbattere il governo, Prodi non può altresì contare sulla stampella di Casini per durare altri 4 anni.
Ma è anche chiaro che quello che emerge con forza dalla giornata di ieri è una mancanza di forza in entrambi gli schieramenti e, se l'unione può sforzarsi a pensare di andare avanti e provare a lavorare bene, dall'altra parte c'è una coalizione con un leader che sta perdendo tutto.
Già perchè Berlusconi ha perso da tempo la leadership, ha perso la fiducia di molti cittadini, ha perso Casini e con lui l'UDC, tempo fa ha perso la fiducia di sua moglie, ha perso la coerenza, persino il suo Milan e buona parte dei suoi tifosi (lo dice un milanista) gli stanno sfuggendo di mano, ha perso l'onore, ha perso tante occasioni per tacere e non fare figuracce (vedi la smentita ultima del PPE).
Sulla base di tutto questo ho un grande motivo per gioire . La lenta morte politica del Berlusca e l’orientamento delle forze riformiste verso un unico grande partito, forse consentiranno uno sperato e tanto acclamato rinnovamento della classe dirigente italiana.
Solo sei giorni fa alla camera, la triade aveva votato a favore del rifinanziamento e, anche con una buona dose di volontà, non si riesce a capire la strumentale deficienza ed incoerenza dei leader nero-azzurro-verdi a Palazzo Madama.
Come un mese fa per l'Unione gli istinti di piazza avevano avuto la meglio sui vincoli di coalizione, stavolta per il trio "forzafascileghista" gli interessi di bottega hanno prevalso sugli interessi del Paese. Il Cavaliere ha ceduto di nuovo alla sua tentazione: la spallata a Prodi.
Ci ha riprovato, e ancora una volta ha miseramente fallito, per altro dividendo ancora di più di quello che gia era, la sua coalizione.
Forse esagera Prodi, a giudicare il voto di ieri come una grande "svolta politica". Ma un fatto nuovo, dal Senato, emerge e impressiona. La Cdl implode e crolla perché perde, forse irrimediabilmente, uno dei suoi pilastri, l'Udc, per troppo tempo prigioniera della Casa delle Libertà.
E' chiaro comunque che se Berlusconi non puo' contare sulla sua debolezza per abbattere il governo, Prodi non può altresì contare sulla stampella di Casini per durare altri 4 anni.
Ma è anche chiaro che quello che emerge con forza dalla giornata di ieri è una mancanza di forza in entrambi gli schieramenti e, se l'unione può sforzarsi a pensare di andare avanti e provare a lavorare bene, dall'altra parte c'è una coalizione con un leader che sta perdendo tutto.
Già perchè Berlusconi ha perso da tempo la leadership, ha perso la fiducia di molti cittadini, ha perso Casini e con lui l'UDC, tempo fa ha perso la fiducia di sua moglie, ha perso la coerenza, persino il suo Milan e buona parte dei suoi tifosi (lo dice un milanista) gli stanno sfuggendo di mano, ha perso l'onore, ha perso tante occasioni per tacere e non fare figuracce (vedi la smentita ultima del PPE).
Sulla base di tutto questo ho un grande motivo per gioire . La lenta morte politica del Berlusca e l’orientamento delle forze riformiste verso un unico grande partito, forse consentiranno uno sperato e tanto acclamato rinnovamento della classe dirigente italiana.